E’ così che voleva diventare, perché in fondo, sperava che gli altri, in questo modo, l’avrebbero iniziata a notare, l’avrebbero finalmente considerata, l’avrebbero osservata e forse, le avrebbero voluto bene. Questa era una faccia della medaglia, quella che lei non ammetteva, l’altra, invece, era che si detestava, lei, quel suo corpo, non sopportava il fatto di doversi guardare allo specchio vedendo quei pochi, troppi, chili in più.
Negli ultimi tempi aveva iniziato a detestarsi, non ne sapeva il motivo, o forse, non lo voleva solo ammettere. Era sola, anche i suoi pochi sogni ormai l’avevano lasciata in bilico sulla soglia della follia.
Sapeva bene che non sarebbe mai diventata una modella, Mai. Ma ci sperava,da sempre, ci sperava ed implorava Dio o chi per lui, di realizzare l’unico vero sogno che aveva avuto sin da piccola. In fondo, lei ai sogni non ci sapeva rinunciare. Era grazie a quei sogni che fino ad allora era riuscita a cavarsela nella cruda realtà quotidiana, ogni giorno camminava assieme a loro, mano nella mano, si sentiva protetta, sentiva di potercela fare.
Ogni volta che si metteva a dieta c’era sempre qualcosa che, puntualmente, la ostacolava: a volte la famiglia, poi gli amici, altre volte le delusioni in amore, ricominciando a sfogare tutta la sua rabbia sul cibo, anche se dopo un po’ se ne pentiva.
Voleva sentire la fame, voleva sentirsi tremare per la sofferenza e voleva imparare a domare quella sensazione che ogni volta la riportava la cibo, lei che era la ragazza più dolce sulla faccia della terra si stava trasformando in una stronza senza cuore, senza emozioni, senza anima.
Questa volta avrebbe deciso lei, avrebbe preso in mano le redini del gioco e avrebbe giocato, ma la verità era che neanche lei sapeva il prezzo che c’era da pagare per quel gioco così assurdo che le aveva tolto tutto l’amore che aveva da dare.
Aveva iniziato così quello stupido gioco, ad odiare il cibo, riuscendoci.
A pranzo per non destare sospetti mangiava pochissimo di quello che la madre le preparava dicendo che non aveva fame, a cena solo insalata scondita. Sapeva comunque che con questo “metodo” non sarebbe cambiato niente, così dopo una settimana smise completamente di mangiare a pranzo. Il sabato e la domenica approfittò del fatto che entrambi i genitori erano a lavoro per digiunare tutto il giorno, senza neanche rendersi conto che stava sprofondando nel nulla.
Tutti le dicevano che era in forma,che ora era più bella, che doveva smettere di fare quella dieta, che se avesse continuato le conseguenze di quel suo comportamento infantile l’avrebbero portata a gravi conseguenze; ma a lei non importava delle conseguenze, non aveva niente da perdere, niente. Voleva essere magra, la più magra tra le ragazze che conosceva, voleva essere magra da morire.
C’era qualcosa in lei, un dolore, un vuoto, una sofferenza troppo profonda per essere capita, che nessuno voleva capire, vedere, sentire, che lei decise di nascondere, soffocare, uccidendo se stessa. Ora quella sofferenza si sarebbe vista benissimo nei suoi occhi se qualcuno avesse avuto anche solo il coraggio di guardarla per un attimo senza giudicarla.
Non aveva una grande considerazione di se stessa, si vedeva sola, senza amici, senza amore, senza futuro, ma forte, in grado di farcela da sola, e questo le bastava più di ogni altra consolazione, sapeva di essere utile ma non indispensabile per gli altri.
Voleva solo essere magra, magra da morire e non avrebbe cambiato idea per nessun motivo al mondo, era troppo tardi ormai...